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appunti

Vale una visita: il Museo Civico Naturalistico dei monti Prenestini

Molte volte si trascurano le cose vicine. E il tempo passa. Così rompo gli indugi e vado a vedermi il Museo Civico Naturalistico dei monti Prenestini. Arrivo a Capranica Prenestina e parcheggio a destra della piazza, al piede del centro storico. Questi paesi che ti accolgono indicandoti chiaramente dove lasciare l’auto, e poi andare a piedi, hanno qualcosa in più.

Parcheggio, e mi trovo davanti al fornaio. Entro, vedo una grande varietà di ciambellette. Ne prendo qualcuna del tipo semplici al vino, ne mangio un paio: croccanti e armoniche.

Il museo è ben segnalato e i segnali ti mandano al palazzo Barberini. Quando ci arrivi, ti guarda dall'alto in basso, incombente, mi sa che ‘sti Barberini l’hanno fatto apposta: devi stare in soggezione.
Si attraversa l'androne del palazzo e si sbuca in una piazzetta dove c’è l'ingresso del Museo. L'accoglienza dei giovani addetti è molto gentile, faccio il biglietto (3 euro) e una ragazza mi accompagna nella visita guidata, al secondo piano del palazzo. L'ambiente è molto accogliente, con l'arredo in legno e le volte a capriata.

È organizzato con evidenti intenti didattici. Il mezzo di maggiore impatto sono i diorami, una ricostruzione degli ambienti che si incontrano nei monti Prenestini. Gli alti pascoli, con l'allevamento e le fioriture d'altura.
C'è l'ambiente del bosco con gli animali caratteristici (trovati già morti) tassidermizzati, cioè imbalsamati in posa naturale (mi viene da sorridere, nel dvd del corso di inglese alla ragazza, che si aspetta una dichiarazione, diciamo, di interesse personale, il ragazzo, invece, chiede what is a taxidermist?). Così compaiono il gatto selvatico, il tasso, il fagiano, la starna e tanti altri.

Graziosissima l'idea di ingrandire i modellini degli insetti. E poi c'è l'habitat del ruscello e degli stagni, con la salamandra, l’ululone e il tritone, delle grotte carsiche (la guida me ne indica una, visitabile, a Bellegra) e delle pareti di roccia di Guadagnolo (talvolta frequentate da personaggi che hanno fatto la storia dell'arrampicata). E i fossili del mare tropicale, che hanno costruito gran parte delle rocce dei monti Prenestini, milioni di anni fa. E le collezioni degli insetti e dei rettili: ad approfondire, ci vorrebbe una giornata.

Molto interessante il modellino che riproduce un edificio usato per l'essiccazione e affumicazione delle castagne (alimento-base nei secoli passati), con procedimento rigorosamente tradizionale, per ottenere le famose mosciarelle. Nel mese di novembre si fa una sagra, durante la quale i locali del paese presentano i piatti tipici fatti con questo prodotto. Intanto, me lo segno.

Al termine della visita ho ricevuto alcuni dépliant e opuscoli sugli altri musei della rete RESINA (REte SIstemica NAturalistica) della Regione Lazio e sulla Villa di Traiano ad Arcinazzo e ci siamo scambiati gli indirizzi e-mail. Il museo è aperto abitualmente il sabato e la domenica, per gli orari e i recapiti è meglio guardare il sito http://www.regione.lazio.it/musei/capranicaprenestina/

Insomma, cordialità, competenza, organizzazione qualificano l'accoglienza. Mi sono ricordato di un castellotto di campagna della Francia in un caldo agosto degli anni ’70. Nell’attesa della visita bevemmo un fresco bicchiere del popolare muscadet di produzione locale (a pagamento) e la guida (una giovane architetta) ci dette un volantino illustrativo ciclostilato. Oggi preistorico, certo, ma in tre lingue.

Sono uscito anche pensieroso: il pezzo di Europa dentro l'Italia, il come dovrebbe essere il civico-pubblico di Capranica è un piccolo scoglio di un'isola che non c'è. Anche se doveva esserci da anni. E non sembra in arrivo. Può essere una ragione in più per passare a visitarlo.

Mauro Ferrara