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spunti&appunti

L'Aquila: la città-valle

Il punto principale è non separare la città dell'Aquila dalla Valle dei Vestini (e dall’altro territorio circostante, come i borghi a nord o la Valle Subequana, questo è da valutare). Hanno condiviso nel medioevo la grande fase di civilizzazione e di investimento degli ordini religiosi e condividono il lascito di un patrimonio di edifici e di centri storici
- abbastanza omogeneo,
- fortemente caratterizzato
- e, soprattutto, inserito in un paesaggio che rende unica la combinazione.

Si tende a mettere in secondo piano la problematica dei paesini e dei borghi che circondano l'Aquila, probabilmente anche perché, nei confronti di questi, non si può raccontare la storiella della città che non si può evacuare sulla base di un terremoto imprevedibile. Ed emergerebbe la responsabilità dell'inerzia della Protezione civile nella fase che ha preceduto le scosse più forti.

1. Come prima cosa, quindi, c'è una prospettiva di sistema territoriale: la "città-Valle", con uno sviluppo basato sull'ambiente, la sostenibilità, l'avanguardia tecnologica e con un insediamento diffuso delle funzioni, che recupera le potenzialità dei borghi circostanti e interagisce con essi. Questa idea della "città-Valle" e dell'insediamento diffuso dovrebbe avere anche il vantaggio di operare in parallelo in una molteplicità di punti, accelerando i tempi del recupero dell'area e della città nello stesso tempo: se le attività di recupero si concentrassero tutte sul centro storico dell'Aquila, l'incidenza di un qualsivoglia disservizio o impedimento sull'intervento complessivo risulterebbe maggiore.

Come interventi specifici preliminari, in questa prospettiva, si possono pensare:

a. un censimento-bilancio del patrimonio architettonico e storico dell'area (soprattutto dei borghi), non in funzione del doveroso restauro (ci pensano la sovrintendenza e il ministero dei Beni Culturali), ma in funzione dei possibili riusi nelle reti della ricerca, della formazione, dell'agricoltura e del turismo sostenibili, dell’interazione scientifica e culturale con l'estero (si può pensare a qualche struttura simile all'Istituto Agronomico Mediterraneo di Bari, che fa parte di una rete di Istituti analoghi, essendo un organismo intergovernativo di interesse europeo con sede a Parigi, svolge attività di formazione, ricerca, cooperazione ai progetti di sviluppo, ospita personale dei ministeri e delle istituzioni dei paesi terzi. Ovviamente in campi diversi);
b. un progetto d’intervento sui centri storici minori, prendendo spunto dai lontani CAUE francesi (Conseil d’Architecture d’Urbanisme et de l’Environnement) e dal progetto di cooperazione territoriale europea LAB.net, che ha realizzato un network di “laboratori per il recupero dei centri storici”, con compiti di ricerca, catalogazione e supporto tecnico alle amministrazioni locali; interventi di recupero nei centri storici urbani dei Comuni che hanno partecipato al progetto; un'attività di comunicazione e di riscoperta culturale dei centri storici.

2. Un altro spazio di intervento, legittimato dall'esperienza del sisma, è necessario a partire dalle lacune di intervento preventivo evidenziate dalla Protezione civile. Si continua a sottolineare, infatti, che gran parte del territorio italiano (e dell'Appennino) è a rischio, che i terremoti non sono prevedibili e, nello stesso tempo, che l'unica prevenzione possibile è il conseguimento di uno standard antisismico degli edifici simile a quello del Giappone (ipotizzando interventi di lungo periodo, da 10 miliardi all'anno per molti anni, vedi un recente intervento dell'ex ministro Bianchi). Con questa impostazione il territorio a rischio sismico resterà per decenni indifeso e, con la scusa che i terremoti non sono prevedibili, si interverrà solo ex post.

Invece, tra gli interventi previsti in condizioni di certezza dell'evento dannoso e il non far nulla (perché non è esattamente prevedibile nel quando, nel dove e nella potenza), deve esistere un livello intermedio di intervento in rapporto alla probabilità e a tutto il resto (caratteristiche dell'insediamento, stato e uso degli edifici, alle attività economiche, ecc.).

C'è, quindi, quindi uno spazio, di interesse nazionale, per un progetto-soggetto (un istituto, una fondazione, un gruppo di lavoro, un progetto della CE, una "coalizione" di soggetti già esistenti, o altro) di studio di modelli flessibili di interventi di prevenzione e contenimento dei danni da terremoti, in condizioni di probabilità del sisma.

3. Questa prospettiva della "città-Valle" dovrebbe rappresentare un polo di innovazione fortissima, con funzione trainante per tutta la regione Abruzzo. Questo indirizzo si gioverebbe molto di un "ricentraggio" dell'asse principale dello sviluppo regionale, che nelle ultime due legislature regionali sembra sia stato spostato dalla "regione verde" alle grandi infrastrutture e ad una idea di "regione-ponte" verso il Mediterraneo e i paesi dell'Est. Un "ricentraggio" verso la regione parco, di cui si parla anche nel sito "Ideas for L'Aquila".

In assenza di una scelta chiara su base regionale, si potrebbe, comunque, procedere in una prospettiva provinciale: è stato effettuato una specie di "gemellaggio" tra le Province di Roma e dell'Aquila. Si potrebbe fare perno su di esso per lanciare un progetto di tutela e valorizzazione ambientale della zona Aquilana dei monti Simbruini (penso ad un “parco didattico”), con politiche integrate con il Parco dei monti Simbruini della Regione Lazio e con la prospettiva (a lungo termine) di un’integrazione territoriale tra il PNALM e l'area dei monti Ernici e Simbruini (confinano attraverso la Valle del Liri).

È una zona con le più belle faggete dell’Italia centrale, con montagne “tranquille”, vocata per escursioni nella neve e osservazione/formazione naturalistica, con una rete di rifugi (da restaurare) e paesini intorno, e la domanda di Roma a due passi. Sta sempre più diventando, con la complicità di amministrazioni di tutti i colori, una specie di parco tematico "faggi e motori", nel quale scorazzano senza alcuna regola carovane (non si esagera) di fuoristrada e quad: i piccoli paesi stanno inseguendo il sogno delle piste da sci di discesa (che non trovano innevamento sufficiente) e delle quarte-quinte case, brutte e scadenti.

Certamente non tocca l'area del terremoto, da cui, comunque, potrebbe attingere le competenze professionali necessarie (l'Università dell'Aquila sta già facendo studi di botanica nel PNALM, ad esempio; si potrebbero assegnare agli istituti dell’Università delle missioni di ricerca, consulenza, animazione, formazione). Ma servirebbe a migliorare il "tono economico" della provincia dell'Aquila e ad evitare una progettualità di sviluppo locale e ambientale troppo frammentaria.

Nota per il sito "Ideas for L'Aquila" (giugno 2009)

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